La mostra

Sculture lignee a confronto dalle città ducali di Vigevano e Milano
A cura di Claudio Salsi

Concepita come naturale prosecuzione della rassegna espositiva Il Corpo e l’Anima, da Donatello a Michelangelo. Scultura italiana del Rinascimento (Parigi 2020 – Milano 2021), questa mostra dossier vuole essere un ulteriore approfondimento intorno alle sculture lignee policrome di area lombarda, proponendo un duplice focus sul Compianto di San Dionigi e sull’Ancona di San Giuseppe provenienti da Vigevano, città come Milano sede di un’importante corte sforzesca tra Quattro e Cinquecento.
Questo è un periodo di florida produzione artistica nel territorio lombardo tra l’epoca di Ludovico il Moro, la dominazione francese e il momento dell’ultimo duca Francesco II Sforza, che nei primi anni ’30 del XVI secolo si dedica alla riqualificazione del castello e del duomo di Vigevano.
Le sculture esposte sono state recentemente oggetto di interventi di restauro, di indagini scientifiche e documentarie, realizzate in sinergia tra la competente Soprintendenza territoriale e il Castello di Milano. L’azione di tutela del Ministero si coniuga alla funzione di valorizzazione del Museo milanese; questa collaborazione consente di esporre le opere decontestualizzate dal loro ambiente originario, ma ben visibili e presentate in modo da renderne leggibili i valori stilistici e la raffinatezza dei dettagli. Ciò consente una serie di confronti con alcune opere del Castello Sforzesco, come le figure del disperso Compianto dalla chiesa milanese di Santa Maria Bianca in Casoretto, accostate per l’occasione alle sculture vigevanesi.
La collocazione entro il percorso museale del Castello Sforzesco di Milano favorisce inoltre il dialogo con la collezione permanente esposta presso il Museo dei Mobili e delle Sculture Lignee (Corte Ducale), una delle maggiori raccolte di sculture lombarde del Rinascimento, e con gli Arazzi dei Mesi Trivulzio esposti nella Sala della Balla, intessuti a Vigevano nei primi anni del ‘500 su disegno di Bartolomeo Suardi detto il Bramantino, nelle stesse date in cui venivano scolpite e dipinte le sculture che qui oggi si espongono.